Tag Archivio per: mainagioiaisthenewblack

Amsterdam viaggio sola Mai na gioia is the new Black

Amsterdam

Dopo cinque anni dall’ultimo viaggio da sola, rieccomi.
Amsterdam, arrivo

Esco a prendere una boccata d’ansia e torno

Esco a prendere una boccata d’ansia e torno

Incredibile, un giorno con il portatile fuori uso e mi ritrovo a riscrivere con carta e penna.

Mi sento come quella volta che da piccola, in gita, ci portarono a vedere una vecchia scuola. Ci fecero sedere nei banchi di una volta, con il buco per l’inchiostro e il calamaio…

O come un bambino di oggi, al quale vengono mostrate una penna e una cassetta di musica. ‘E mo’ che ce dovrei fa’ co sta roba?’

E pensare che una volta scrivevo. Scrivevo sempre.

E guai se non lo facevo. Tutti i giorni o quasi. Di più se mi serviva. Un diario all’anno era la regola, da quando ne avevo 8.

In pratica la mia vita ci sta tutta in un cassetto. Più precisamente nel primo cassetto di fianco al letto.

Eppure ora faccio fatica. I pensieri vanno molto più veloci della penna, o forse semplicemente sono fuori allenamento.

Anche ora scrivo si, ma tra un aggiornamento del diario e l’altro possono passare mesi ormai. Forse non ne sento più il bisogno. O forse mi sono circondata di persone in grado di darmi lo stesso beneficio che traevo dallo scrivere.

Oggi però, ne ho risentito la necessità. Talmente tanti pensieri da aver bisogno di scriverli per tentare di riordinarli, ma soprattutto per provare a liberare un po’ di spazio nella testa.

Ultimamente mi capita spesso di sentirmi a disagio, mentre sono fuori con amici. Ma ieri sera è stato diverso. Ieri sera ho provato a capire cosa stesse succedendo.

Cena di compleanno tra amici, alcuni stretti, altri più che altro conoscenti.. cibo delizioso, vino, aria di felicità per tutti, eppure ad un certo punto è ricominciata quella sensazione.

Disagio.

Frastorno. Quasi nausea.

Si ma…perché?

Hai il tuo ragazzo seduto di fronte, ed è felice. Hai le tue amiche vicine, sei a mangiare in uno dei tuoi posti preferiti, indossi il tuo tubino nero che dopo anni sei riuscita a infilarti, hai anche avuto il tempo di prepararti dignitosamente invece che grossolanamente come fai sempre perché finisci sempre di lavorare tardissimo .. e allora cosa c’è? C O S A C’ E’?

Resisto un po’.

Poi però ho bisogno di aria.

Mentre tutti mangiano, mi vesto ed esco.

Appena messo piede fuori tiro una boccata d’aria. Forse la prima volta in vita mia in cui avevo davvero bisogno di ‘prendere aria’.

Embeh?

Sospiro.

Fuori c’è una finestra, la tenda è tirata, ma riesco comunque a intravedere la nostra tavolata.. e in ogni caso riuscivo a sentirne gli schiamazzi.

Tutti sereni, tutti che scherzano, tutti che devono.. e allora perché io ero là fuori da sola? Oltretutto con il solo desiderio di essere in tuta nel mio divano di casa?

Sapevo di avere i minuti contati, prima che qualcuno degli amici più stretti venisse a chiedermi cosa stesse succedendo e visto che non avrei saputo cosa rispondere.. ho mandato giù tutto e sono rientrata.

Dopodiché ho solo aspettato finisse, la cena e la sensazione.

Una volta, adoravo queste cene. Ma non solo. Da quando ero piccola, adoravo proprio il weekend.. lo aspettavo con ansia. Era ciò che mi dava la voglia di affrontare tutta la settimana. Se poi c’èrano ‘eventi’ anche infrasettimanali tanto meglio.

Qualsiasi cosa spezzasse la routine dei giorni ‘normali’.

Ok devo lavorare 5 giorni. Ma stasera esco a cena e ho due ore tutte per me.’

Ne avevo bisogno.

E quando non avevo impegni o nessuno usciva, venivo assalita dalla tristezza. Come se stessi sprecando il ‘mio tempo’.

Voglio dire, tolte le ore per dormire, tolte quelle in cui torniamo/andiamo a lavoro, tolte quelle per tutti quei ‘doveri’ extra lavoro che ci toccano… in una settimana quante ce ne restano di nostre? Una manciata scarsa? Beh per quanto fosse ingiusto io avevo imparato a prendermele tutte e usarle facendo quello come mi faceva sentire meglio.

Una cena di compleanno tra amici, un po’ di tempo per un trucco che mi facesse sentire bella e non semplicemente presentabile, il ragazzo, le amiche sedute vicine, una bottiglia di vino, un bel vestito nuovo e niente lavoro il giorno dopo. Bastava.

Quindi ora perché sono qua fuori a osservare attraverso la tenda?

Perché mi manca l’aria?

Forse perché non capisco se mi basta o come faccia a bastare agli altri.

Ho anche pensato al viaggiare. Infondo il viaggiare è la cosa che più di tutte mi riempie l’anima. Quando sono via sento che è quello che vorrei fare sempre. Non saprei spiegare la sensazione, ma so per certo che quella sensazione di ‘sprecare tempo’ è il più lontano possibile in quei momenti.

Poi però mi dico che magari per chiunque è così. Voglio dire, chi non vorrebbe fare della propria vita un viaggio?

E al quel punto mi ripeto sempre la frase di Fight Club ‘Se ti svegliassi a un’ora diversa in un posto diverso, ti sveglieresti come una persona diversa?’

Non lo so proprio.

Ma se tutti riescono ad accontentarsi di viaggiare una, due volte l’anno e di lavorare il restante tempo, ma soprattutto riescono a stare seduti a quel tavolo con i loro amici il sabato sera sereni, perché io no?!

Non so neanche questo.

Quindi come dicevo, meglio rientrare prima che qualcuno esca a chiedermi cosa c’è e io non sappia cosa dire.

oporto portogallo viaggio

Portogallo, viaggio da nord a sud

Un viaggio on the road in Portogallo, da Nord a Sud

Eccoci qua. Un altro ‘eccoci’ anche stavolta all’aeroporto. Oggi però con me c’è lui.

Entrambi indipendenti, entrambi abituati e propensi al viaggio in solitaria. Un anno fa entrambi a fare gli splendidi la sera che ci siamo conosciuti, su quanto fossimo amanti dei viaggi e che mai avremmo rinunciato a viaggiare da soli (semicit.)

E invece oggi eccoci qua, ad aspettare l’imbarco. Primo viaggio, aspettative altissime.

Soprattutto io. Non è solo una vacanza per me. Non sono solo le ferie di fine Luglio. Sono i ‘ miei 10 giorni dell’anno’. Sono quelli per i quali mi sveglio ogni mattina per andare a lavorare, quelli per i quali ho abbandonato molti dei preziosi vestiti del mio armadio per pagare il biglietto. Sono la mia fuga dell’anno. Sono LA parte dell’anno. Sono il cambiamento. Sono la mia crescita personale. Sono.

E quest’anno li condividerò. E per quanto il mio cuore sia un centrifugato di gioia anche solo per l’essere qua al gate, con il mio diario e la testa già la… beh credo che un po’ di ansia in più, sia un mio diritto.

Ah comunque se non l’avessi già detto.. Portogallo. Stavolta però, diversamente dai miei soliti viaggi, sarà un tour. Vorrei già poter dire il programma e le tappe previste, ma sono quasi certa che non andrà secondo i piani. Così come sono qua al gate, certa di aver dimenticato qualcosa a casa, solo che non mi ricordo cosa.

L’unica cosa che sappiamo al momento, è che l’arrivo è previsto a Porto e  la ripartenza da Lisbona. Per il resto, il programma preparato e sul quale siamo assolutamente d’accordo entrambi è ‘Godere dell’atmosfera tradizionale di qualche paesino di quelli poco turistici, mangiare tanto pesce di quello pescato alla mattina dai pescatori locali, bere tanto Porto e tuffarsi nell’Oceano’.

Dio, quanto bello è viaggiare..

Quanto belli sono i momenti prima di una partenza, quando pensi di sapere, ma in realtà non hai idea di tutto quello che ti aspetterà di là. Di tutto quello che vedrai, assaggerai, annuserai e riceverai…  Sai solo che, da quando salirai sull’aereo a quando scenderai una volta tornata a casa,  sarai più grande.  Uno dei pochi momenti, per i quali amo crescere.

Capite l’ansia ora.

Aprono il Gate. Si và.

Porto 24/07/2017

L’unica cosa che sapevo di Porto, era il fatto che si potesse fare il  ‘Tour delle cantine’, per assaggiare il famoso vino ‘Porto’ (NON GIUDICATEMI).  E appena messe giù le valigie, considerando che un po’ per la stanchezza, un po’ per il caldo e un po’ per la caoticità della città, ci era sceso un  leggero velo di spono (per i non veneti non saprei come tradurlo scusate), perché aspettare… Doccia veloce, caffè nel bar sotto casa, che più che altro era il paradiso dei carboidrati (con il senno di poi, le ‘Pastels de Nata’ più buone mangiate in tutto il Portogallo), e via alla doverosa scoperta del Porto.

Passeggiata per il famoso ponte delqualenonricordoilnome che collega il centro della città  a Vila Nova  de Gaia, e direzione (su consiglio di un amico locale) la cantina di Taylor’s. Il tour prevedeva (a scelta)  la visita (audio)guidata della cantina storica e la degustazione finale del  tanto decantato Porto. portogallo cantina vino

Con tutta la buona volontà che ci contraddistingue abbiamo preso entrambi i biglietti ovviamente. E altrettanto ovviamente, dopo cinque minuti abbiamo fatto come si faceva in Monopoli, siamo andati direttamente alla degustazione senza passare per la cantina.

Dopo due giri (che poi sono quattro considerando che la degustazione prevede due bicchieri a testa e che per noi due bicchieri servono solo a sciacquare la bocca. (NON GIUDICATECI)), il Portogallo ha iniziato a sorriderci e noi a ricambiare. Ci siamo resi conto di quanto fosse ‘spettacolare’ il posto, racchiuso in un giardino interno decisamente fiabesco, con tanto di galli e pavoni a passeggio tra i vari tavoli. Indubbiamente qualcosa di insolito e quindi consigliato sicuramente.

Purtroppo sapevamo che le cantine hanno il brutto vizio di chiudere ‘presto’ e concludere il ‘Tour delle cantine’ avendone vista solamente una ci sembrava decisamente irrispettoso, per noi e per il Porto. Quindi via con la seconda.. meno caratteristica ma altrettanto buoni i cocktails, tanto che non mi ricordo il nome del posto.

Comunque come si usa dire, ‘S’era fatta na certa’, la cantina stava chiudendo e a noi si stava aprendo lo stomaco. Ci siamo fatti consigliare dalla cameriera un paio di ristoranti, a suo dire ‘non turistici ma solo per locali’ e abbiamo iniziato la ricerca del prescelto per la cena.bambini portogallo

Considerando che, insdispensabili come lo spazzolino e il caricabatterie anche il ‘Mainagioia’ ce lo siamo portati in vacanza, neanche da dire, tutti i ristoranti consigliatici erano ovviamente CHIUSI e  ci siamo quindi lasciati ispirare un po’ dalla fame e un po’ dai menu appesi fuori dai locali (che si è una delle cose più tristi ma anche più utile per i turisti che amano sfidare TripAdvisor).

Antipasto spaziale, secondo da bene ma non benissimo, conto comunque onesto.  Nel complesso non lo consiglio.

Game over.  Svegli da circa 30 ore e con una leggera ebbrezza addosso, ci siamo dovuti arrendere al rientro. Constando comunque, nella via del ritorno, di quanto la città  cambiasse totalmente aspetto la sera. Un po’ dispiaciuti per la mancanza di energie per poter affrontare la movida notturna, ma consolati dal fatto che il giorno seguente era prevista un’altra intera giornata dedicata solo a Porto, siamo crollati.

… Non importa perchè avevamo ancora tutta la vacanza davanti.

PARTE 2

capodanno festeggiamenti ansia

Un nuovo inizio.. ancora.

Odiamo il Capodanno.
Lo odiamo tutti.
Lo odiamo tutti perché sappiamo che non cambierà assolutamente nulla.
Eppure, ci serve. Lo aspettiamo.

Per questo lo odiamo forse, perché ci serve.

Ci serve qualcosa che ci ricordi che il tempo passa. Qualcosa che scandisca una fine e ci dia un nuovo inizio. Qualcosa che ci risvegli dall’inerzia.

Ed ecco il perché dei resoconti di fine anno, ecco il perché del nostro lamentarcene, festeggiandolo però.
Ecco perché lo odiamo.

Ci si ritrova a festeggiare, con gente della quale a volte conosciamo solo il nome e semplicemente per averlo letto nel gruppo whatsapp ‘Capodanno’, bevendo prosecco scadente e fumando troppe sigarette per una sera sola… e incantandoci ogni tanto a fissare il vuoto, facendo mentalmente il resoconto di un anno che a noi sembra sempre uguale, anzi mi correggo, un anno dove per quante cose siano successe non ci sembra di aver concluso nulla.

Che poi alla fine cosa dovevamo concludere? I buoni propositi sono gli stessi del 2003; perdere quei 4kg, dare più peso alle cose che contano e mettere via qualche soldo in più per il futuro… e se non li abbiamo mai raggiunti forse dovremmo semplicemente fare posto ad altri.
Dare spazio ad un nuovo inizio.

Un po’ come Gramsci quando diceva “Voglio che ogni mattino sia per me un Capodanno. Ogni giorno voglio fare i conti con me stesso, e rinnovarmi ogni giorno. Nessun giorno preventivato per il riposo. Le soste me le scelgo da me, quando mi sento ubriaco di vita intensa e voglio fare un tuffo nell’animalità per ritrarne nuovo vigore“.
Ma noi non siamo Gramsci.
Non ci svegliamo pieni di vita ogni mattina. Non abbiamo aspettative e speranze nuove per ogni giorno dell’anno. L’attimo fuggente per noi è semplicemente un film. Così come Into the wild. La nostra ‘voglia di vita’ dura quanto la batteria del nostro smartphone.

Quindi noi semplicemente lo odiamo e basta.
Dopo una certa età forse lo si odia ancora di più.. o forse ad ogni età lo si odia per qualcosa di diverso.
Magari sei li, incantato a guardare i tuoi amici che sembrano divertirsi tra di loro, quasi da farti sentire fuori luogo.. chi si sta per sposare, chi è riuscito a comprarsi una casa, chi si è realizzato in un lavoro importante, chi vive all’estero… e poi ci sei tu.

Esatto poi ci sei tu.
E ti metti a pensare al tuo di anno.
Il lavoro.
L’amore.
La famiglia.
E poi arriva lei.. che rimpicciolisce tutto il resto.
La salute.
E allora realizzi che è tutto li. Non c’è nessuna fine e non c’è un inizio.

Alzi gli occhi dal tuo prosecco, i tuoi amici sono ancora tutti li che sorridono, la tua famiglia ti ha appena mandato gli auguri di buon anno sul telefono, l’amore è li con te, il lavoro è ancora li dove l’hai lasciato ed è tutto ok..

Quindi come dicevo, odiamo il Capodanno.
Lo odiamo si.
Però abbiamo un prosecco in mano.
E se alziamo gli occhi un attimo ci potremmo accorgere che in fondo.. non è poi così male.

Ma il Natale.. voi lo odiate?

Non ho mai creduto nell’Amore

Non ho mai creduto nell’Amore, forse perchè l’Amore vero è per pochi.

Anzi no, mi correggo. Non ho mai creduto esistesse, nella realtà, l’idea che io ho dell’Amore.

Tutti vorremmo credere che, in un mondo nel quale tutto dura il tempo di un like, la nostra storia d’amore sarà diversa. La nostra è vera. La nostra durerà per sempre.

Dicono che sono cinica.
E probabilmente è vero, molto vero.

Il punto è che quando l’amore ti passa accanto, difficilmente lo puoi confondere con altro. Difficilmente lo puoi ignorare. E quindi ancora più difficilmente ti toccherà viverlo.
Si perché, soprattutto se sei cinico e razionale come me, l’amore ti fa perdere l’equilibrio. E nessuno vorrebbe mai perdere l’equilibrio.
Sei sopra un filo. E se vuoi arrivare dall’altra parte lo devi attraversare.
E la paura non è di cadere, cadere fa parte del gioco… ci si può rialzare, il problema è cadere ancora.

Non ho mai creduto nell’Amore, ma forse perchè..

Quante volte una persona può cadere e rialzarsi continuando però, a credere di potercela fare ancora?

Se tutti intorno a te cadono, perché continuare a credere di essere ‘migliori’. Perché attraversare quel filo? Perché non si può semplicemente stare da questa parte? Anche da soli. Cos’ha questa parte che non va?

Ognuno ha la propria visione dell’amore.

Tutti vorremmo credere che, in un mondo nel quale tutto dura il tempo di un like, la nostra storia d’amore sarà diversa. La nostra è vera. La nostra durerà per sempre.

Non potremmo semplicemente accettare l’idea che l’Amore esiste, ma l’Amore eterno no?!

E se si, come si fa a viversi al meglio una storia che sappiamo essere destinata a finire?

Tutti vorremmo essere guardati come la prima volta. Tutti vorremmo credere ‘ che il mondo con il suo delirio, non riuscirà ad entrare e far danni‘, come diceva Max..

Poi però, arriva la realtà. Ho letto spesso la frase «Se non impari a star bene da sola, non starai mai bene davvero con gli altri». Per anni mi è risuonata in testa. Per anni ho tentato di capirla.
E alla fine ho imparato.. solo che ho imparato anche, che la frase corretta doveva essere «Impara a stare da sola, che tanto prima o poi ti ci ritroverai..
E non intendo necessariamente single, intendo proprio sola.

Magari a 50 anni, magari un sabato sera, i bimbi a nanna, lui fuori a bere una birra con amici e tu a casa con i tuoi libri o il tuo portatile. Non avrai voglia di scrivergli per sapere se si sta divertendo e lui non avrà voglia di scriverti perché semplicemente non gli interessa.
Ecco penso intendano quello con ‘Impara a star da sola’.

Che se avrai imparato a farlo, quella sera non ti peserà. Non ti peserà non essere più la 30enne che eri, non ti peserà passare il sabato con i tuoi libri e soprattutto non ti peserà non essere più ‘vista‘ da lui.

La gente tradisce. La gente dimentica. La gente è egoista. La gente il più delle volte fa schifo.

Non ho mai creduto nell’Amore.

Anzi no, mi correggo, non credo esista, nella realtà, il mio di Amore.

Perché per me l’Amore è, dopo 30 anni assieme, andare ad una cena da amici e in una stanza in mezzo ad altre decine di invitati, incrociarsi con lo sguardo e sorridersi come fosse la prima volta, come fosse la cosa più rassicurante del mondo, come foste gli unici in quella stanza.
Come foste gli unici nel mondo.
Persone che sanno di poter dare molto al mondo da sole. E che insieme possono dargli ancora di più. E scelgono di farlo.

Scelgono di scegliersi. Di provarci. Di farcela. E ce la fanno.
Ma come dicevo.. poi arriva la realtà.

QUADRO DI E.HOOPER ‘FINESTRA SU NEW YORK’

Tutta la magia dell’avere 30 anni!

Tutta la magia dell’avere 30 anni!

Tra meno di 15 giorni ne faccio trenta.

T R E NTA!

E sì, avere trent’anni al giorno d’oggi non è per niente facile.
Sei al mondo da più di un quarto di secolo eppure ancora non hai trovato un posto tuo per starci bene.
Anzi a dirla tutta, non hai proprio idea di cosa sei diventata e di cosa ne sarà di te dopo. I 30 sono come le colonne d’Ercole nella mitologia, una volta oltrepassate non sai cosa ti aspetta.

I trentenni infatti stanno nel mezzo tra la gioventù, i beati vent’anni, e tutto ciò che viene una volta che ti “sistemi”. Siamo in un limbo.

Non c’abbiamo manco una categoria di YouPorn per noi. È solo una fase di passaggio tra le Teen e le Milf.

Viviamo impercettibili drammi quotidiani che ci logorano da dentro.

Come ogni volta che si entra in un locale/discoteca, qualcuno della compagnia, a turno, se ne uscirà con la frase standard: «Oh, ma sbaglio o la gente è più giovane quest’anno?».

Beh si. Si chiama ricambio generazionale.
Sta a noi capire quando è ora di lasciare il testimone… Ma noi no! Noi dobbiamo sbatterci la testa. Noi aspettiamo di vedere la scritta «Gratis per gli over 65». O, ancora peggio, di sentire una delle “sbarbatelle con la pancia di fuori” in fila con noi per il bagno pronunciare la frase: «Andiamo via, son tutti vecchi». NA PUGNALATA.

Ve lo dico da amica. Smettete prima.

‘Mi scusi signora?’
COME “SIGNORA”? SIGNORA A CHI? SIGNORA COSA? MA IO TI BUCO LE GOMME DEL MOTORINO.

E il guaio, è quando sono ragazzini delle superiori a darti del “lei”.. Ora, io non vorrei insinuare nulla, eh, però, se la matematica non mente (e non mente mai), potremmo essere tranquillamente i loro genitori. Lo so che state facendo il conto; vi sono vicina, infatti.

E poi le amicizie durature? Sapete benissimo di cosa sto parlando. Le amiche di una VITA. Ansia e Gastrite. Proprio loro.

Se vi fermate a pensarci un po’, scommetto che non vi verrà in mente da quanto le conoscete. Ecco, appunto. E sommiamoci pure il fatto che ora dobbiamo lavorare il doppio in palestra per smaltire la metà di quello che mangiavamo una volta.

E vogliamo non parlare dell’orologio biologico?! Il più infame.

No non quello dei figi, NO! (Anche perché possono anche intasarci la bacheca di foto di matrimoni e figli a tutto alé, ma la sensazione che siano sempre gli altri gli adulti, e non noi, é ben radicata.)
No io parlo di orologio biologico, quello che ti fa svegliare 8.30, con o senza sveglia.
Che tu lo voglia oppure no.
SEMPRE.

Se vi capita di far serata e tornare alle 4:30 del mattino (MA CHI TORNA ALLE 4.30 DEL MATTINO?NON SCHERZIAMO! ), non si sa per quale assurdo processo ma alle 8 al massimo saremo comunque svegli. E non sarà piacevole. Se già prima i post-sbronza non erano facili, adesso saranno qualcosa di quanto più simile alla morte esista.

Tre giorni per smaltire un Gin Tonic? T R E? Ma stiamo scherzando? Che fino a 5 anni fa, dopo il terzo ero la regina della Carlton Dance in pista…

Tutta la magia dell’avere 30 anni!

Per non parlare poi del fatto che, a qualsiasi ora si torni, se non ci strucchiamo come si deve, il giorno dopo la nostra faccia correrà il rischio di staccarsi, letteralmente. Lasciando la sindone di Gene Simmons sul cuscino.

Poi, se ad un certo punto della giornata, in radio parte Wannabe delle Spice, dentro di noi contemporaneamente partiranno una serie di sentimenti contrastanti, che spazieranno dall’euforia, quell’euforia che ti costringe a cantare fregandotene se al semaforo la gente pensa tu abbia a che fare con un’ape nell’abitacolo, fino alla depressione da nostalgia.
Il più delle volte le cose coincidono e ci trovereremo a cantare singhiozzando: «So tel mi uaciu want, uacciu rilli, rilli uan AuannaAuannaAuannaAuanna, A Uanna rilli, rilli, rilli wannazigazigah AH».

Comunque, ovviamente avere trentanni ha anche tanti pro….

TRA 16 GIORNI VI FACCIO SAPERE.

padre figlia soosh

Lettera aperta ad un padre

Lettera aperta ad un padre

Mio padre non è mai stato uno di quei padri super affettuosi, di quelli con cui ci si scambiano messaggi, con cui finisci le telefonate con un ‘ti voglio bene’ o semplicemente uno col quale ogni tanto scappa un abbraccio…
Non è mai stato così, almeno da quando ho memoria.

Ma nemmeno io sono mai stata quel genere di figlia. O forse mi sono solo adeguata.
Sapevo però, che il suo accompagnarmi all’asilo e leggermi il menu del giorno tutte le mattine era un suo modo di dimostrare.

Quando sei piccola il papà è un po’ il tuo eroe.
E io da piccola sognavo di diventare grande e un giorno poterlo ricambiare comprandogli finalmente la Porsche che tanto decantava, ne ero proprio certa che l’avrei fatto. Quanto la desiderava lui, tanto più io desideravo regalargliela.
Tutto pur di entrare nelle sue grazie ‘a gamba tesa’.


Quando mi comprai la prima maglietta dell’Inter, sfoggiandola fiera perché mi potesse vedere e fosse orgoglioso di me. La sua unica figlia interista come mi chiama lui.
O tutti i regali ricercati per discostarmi il più possibile dai classici regali proposti dalle mie sorelle.. solite ciabatte, solito kit da barba, solita sciarpa e guanti.
No, io volevo regali pensati apposta per lui, perché si accorgesse di me e di quanto cercassi di entrare nel suo mondo.
Un mondo che ogni anno diventa sempre più difficile.


Ogni anno lo vedi con sempre più pensieri e preoccupazioni, ogni anno qualche ruga di più e qualche parola di meno.
E tu vorresti solo sollevarlo da tutto. Vorresti solo dirgli che ti ricordi ancora di quando ti leggeva il menu la mattina a scuola o che i sabati pomeriggio passati a imparare a giocare a scacchi ascoltando vinili di Neil Young, sono tra i ricordi più belli che hai. O dirgli semplicemente che sei ancora la sua bambina ma che non deve più preoccuparsi per te perché ormai sai badare a te stessa.


Ma non sai come fare… non l’hai mai fatto. Ti vergogni.
E allora pensi che vorresti essere una di quelle tue amiche che si scambiano messaggini col padre durante il giorno e che gli dicono ‘ ti voglio bene’ con facilità.
Ma non lo sei e anzi sareste entrambi capaci di fare un viaggio di 2 ore in macchina non scambiando nemmeno una parola. Con quell’imbarazzo che solo chi conosce il genere di situazione può capire.


63 anni lui, 27 io, forse non gli dirò mai ‘ti voglio bene’.
Forse non saremo mai quel genere di padre e figlia.
Forse per la Porsche dovrà aspettare un po’.
Ma quel che è certo è che il 13 Luglio lo porto a vedere Neil Young.
Solo noi.
Tanto ai concerti mica bisogna parlare, no?

Se volete QUI troverete le immagini dell’artista Snezhana Soosh che con alcune immagini splendide è riuscita a ricreare tutto questo.

aboutme_michela gallo_mainagioia is the new black

Lettera aperta ad un’amica per imparare ad amarsi

Lettera aperta ad un’amica per imparare ad amarsi

Ogni donna da quando nasce, convive con un carico di insicurezze che dovrà imparare a gestire.
Ci passiamo tutte, me compresa.
Qualche kg di troppo, le tette troppo piccole, il naso troppo grande, la timidezza, qualche segno sul viso…

Ci guardiamo tutte, ci critichiamo tutte e ci invidiamo tutto. Senza mai soffermarci su cosa gli altri invidino a noi però.
Ci moltiplichiamo le insicurezze volontariamente.
Ma arriva un momento, un periodo, in cui dovremmo fermarci e chiederci se ne vale veramente la pena.

Vale la pena combattere contro i mulini a vento per una vita intera?

Ed è da quel momento che decidi quali priorità dare alla tua vita.


Dicono che non potrai mai amare nessuno se non impari ad amare prima te stesso.
Nessuno però ti dice che sarà tra le cose più difficili da imparare.
Nessuno t’insegna a farlo.


Io non solo non ne ero capace, ma ne ero terrorizzata.
Ma, ho imparato ad allacciarmi le scarpe, ho imparato a mettermi l’eyeliner da sola, avrei imparato anche quello quindi.
Inizi da un film al cinema da sola.
Un viaggio sola dalla parte opposta del mondo.
Una cena da sola in un locale pieno di coppie e gruppi di amici.
«Ma non ti stufi di fare tutto da sola? Il bello è condividere‘».

Lettera aperta ad un’amica per imparare ad amarsi

No. Il bello è viversi le cose consapevolmente.

Il bello è stare in mezzo al ponte di Brooklyn, chiudere gli occhi, braccia al cielo, fare un respiro profondo e sentire il sorriso esploderti in faccia.
Condividere sarà un valore aggiunto.

Non puoi condividere qualcosa che non hai prima reso un po’ tuo.
E allora capisci che i kg di troppo, le tette piccole, i segni sul viso, non sono altro che TE..
Capisci che, un vestito che ti piace tanto ma che ti cade male sui fianchi, non è un vestito che fa per te.
Ma ce ne sarà un altro che addosso a te sembrerà disegnato apposta. E ti sentirai bella.
Che un uomo che ti piace tanto ma che non ti richiama dopo il primo appuntamento, non è un uomo che fa per te.
Ma ce ne sarà un altro che mentre tu sarai li sul ponte di Brooklyn, sorriderà a sua volta, contagiato dal tuo sorriso che non sarà dipeso da nessuno se non da te stessa. E ti sentirai felice.
E condividere sarà così.
Capirai che non esiste nessun ”Non posso vivere senza di te” ma solamente i ”Posso vivere senza di te, solo che non voglio farlo”.
Ovvero capirai che la tua vita viene prima. Di tutto.

viaggio sola mainagioia is the new black

Io viaggio sola

..E se facessi un viaggio da sola?

Viaggiare fa crescere una persona.
Un viaggio da sola ti cambia la vita.

Parte sempre tutto così, io li chiamo ‘Periodi piatti’.Lavoro, casa, amici, amori (se capitano), tutto nella norma.. tutto estremamente regolare, fin troppo regolare. Piatto per l’appunto. 
Pura inerzia. E io l’inerzia nella mia vita non ce la voglio.

E allora comincio a  sentire quella necessità, quel bisogno di scappare un po’ e inizio a pensare. O forse dovrei dire fantasticare.
A volte in questi periodi mi ritrovo, al lavoro, a casa, in giro, letteralmente incantata, incantata a  guardare tutto e niente, pensando che vorrei fare tutto e non sto facendo niente.  E io da quel ‘niente’ sono totalmente terrorizzata.

Allora il fantasticare diventa un pensare.

E il pensiero è sempre lo stesso:

«Dove? Dove potrei  andare?’’..Una settimana? Un Weekend? Viaggio della vita? Un weekend full immersion?»

«Berlino, ho sempre voluto andarci. No voglio un posto con gente accogliente. Ma che ne sai di com’è la gente a Berlino se non ci sei mai stata…?! Lisbona? Amsterdam? Cazzo l’Aurora Boreale. VOGLIO VEDERLA.»

Inizi a guardare un po’ di voli, un po’ di periodi, un po’ di alberghi… per ogni città che «Si si ho deciso, vado qua.» cerchi su Google le immagini.
Poi torni sui voli, sugli hotel, intanto ti sale l’adrenalina, quella sensazione che solo chi ama viaggiare conosce.  Il tuo emisfero destro del cervello praticamente è già dentro quelle immagini che hai trovato su Google.. non puoi più farne a meno.

Non vuoi più farne a meno.

Fatta, decidi, volo, data, meta.. arrivi ad un passo dalla prenotazione, respiro profondo e clicchi su quella stra maledettissima X.  Quella che ti fa chiudere tutto e tornare alla realtà, perché sei in bolletta e quindi dove cavolo vuoi andare?

Ha vinto l’emisfero destro del cervello. E torni al tuo stato di inerzia.
Ma non dura. Non dura mai.
Troppi posti da vedere, troppi pochi soldi. E’ sempre così. Ma una volta qualcuno mi disse che c’è una differenza sostanziale tra andare in vacanza e viaggiare.

Una vacanza è per rilassarsi, per mettere in standby i problemi , mettere in standby il cervello. Una vacanza costa.

Io invece voglio viaggiare proprio per l’esatto opposto, io voglio togliere lo standby. Da tutto. E poi non viaggiare mi costerebbe molto di più.

E badate, amo il mio lavoro, amo la mia famiglia, i miei amici e la mia vita. Ma non ci posso fare nulla, semplicemente non credo sia ‘tutto qui’.  E allora viaggio.

Viaggio, non per guardare , ma per scoprire. Per scoprire che posso ancora stupirmi in positivo, che posso trovarmi a sorridere da sola dall’altra parte del mondo guardando un’alba. Scoprirmi a guardare disgustata qualcuno mangiare cavallette, con l’inspiegabile e paradossale sensazione di voler sapere anche io che gusto abbiano.  Scoprire che c’è molto di più di quanto potessi immaginare, sempre.

E poi viaggio per la paura. Perché questo mondo a volte sa essere terribilmente crudele e tu devi imparare a starci. Ma se lo fai da sola, a 6000 km da casa, quella paura la devi superare per forza.  E ogni volta che torno avrò una puntina in più sul planisfero e forse qualche paura in meno.

Detto ciò, come vi accennavo a volte vince l’emisfero destro e a volte il sinistro. Altre ancora vince l’Emisfero Nord.

Vado a Stoccolma.

Ci si vede al check in allora?

crescere età adulta bambini

L’età adulta é sopravvalutata

E poi un giorno, ti squilla il telefono e sul display appare ‘Banca’. Vorresti rispondere solo perché tanto sai già che prima o poi dovrai farlo e sai anche già cosa vogliono,
quindi come un cerotto vorresti solamente toglierlo e via.
Ma giri lo sguardo e lo lasci squillare…
Nel frattempo ti arrivano anche delle mail.
SPAM.
SPAM.
SPAM.
SOLLECITO DI PAGAMENTO.
SOLLECITO DI PAGAMENTO.
Sospiro profondo.
E ti fermi. Altro sospiro. 


Ma da quand’è che ho tutte ste responsabilità? Da quando è che tutto è diventato così difficile?
Quand’è che sono diventata grande?
Da quand’è che ho smesso di bere il latte&Nesquik facendo le bolle con la cannuccia?
E soprattutto come si torna indietro?


Il conto in banca, i tacchi alti, il far tardi la sera, i viaggi da sola… Sarebbe tutto molto bello. Se lavorare non ci assorbisse tutto.
Siamo tutti stanchi, arrabbiati e ingabbiati.
E la cosa peggiore è che ci sentiamo liberi.
Liberi di fare ciò che vogliamo, di andare dove vogliamo, di spaccare il mondo.. quando in realtà non lo siamo per niente.
Lavoriamo e posticipiamo.
Posticipiamo e poi torniamo a lavorare.
Abbiamo 6 giorni a settimana in cui fantasticare su cosa fare nel weekend e un giorno a settimana, (due per i più ‘fortunati’) in cui renderci conto che siamo troppo stanchi e che vorremmo solo chiudere gli occhi per un secondo, riposarci, pensando a quanto bello sarebbe vedere l’Aurora Boreale tra i fiordi, o la fioritura dei ciliegi in Giappone o magari perdersi nei colori del Souk di Marrakesh…
Quando li riapriamo è domenica sera, quindi praticamente lunedì.
E niente, ‘Sarà per il prossimo weekend.’
Già. Il prossimo.
Vabbè torno a lavorare, per potermi permettere di comprare il latte e il Nesquik, che poi tanto non avrò tempo di bere.

Tutto quello che ci hanno insegnato le favole Disney e che forse era meglio dimenticare.